In questi giorni, sono stati messi online due report importanti che sottolineano ancora una volta come sia innegabile che nel 2018 e nel 2019 la rotta del Mediterraneo centrale si sia fatta ancor più pericolosa. Il Global Migration Data Analysis Centre dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha lanciato il rapporto “Fatal Journeys 4”, che analizza i dati relativi ai decessi di migranti nel mondo (complessivamente 32.000 migranti dal 2014 al 2018), attraverso le rotte migratorie. Il Rapporto di quest’anno si concentra in particolare sui decessi dei bambini (i più vulnerabili, ndr), visto il crescente numero di minori che intraprendono viaggi su rotte migratorie pericolose. Secondo i dati dell’OIM, quasi 1.600 bambini sarebbero morti o risulterebbero dispersi nel mondo dal 2014 al 2018, una media di un bambino al giorno (secondo le stime OIM, tra il 2014 e il 2018, più di 17.900 persone sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo, e non sarebbe stato possibile recuperare i corpi di 2/3 delle vittime). Anche considerando le stime più ottimistiche, nel 2018, 1 persona su 35 è morta nel corso della traversata, mentre nel 2017 la stima era di 1 su 50. Da notare che le stime relative al 2019 (anno non incluso nel rapporto) mostrano che il tasso di mortalità nel Mediterraneo è ulteriormente aumentato (nei primi 5 mesi dell’anno è morta 1 persona su 14 che sono partite). E’ sensibilmente aumentato il numero di migranti nella rotta del Mediterraneo occidentale verso la Spagna, seguito da un aumento dei decessi: dai 224 del 2017 agli 811 del 2018. Il report spiega anche perché è così difficile reperire dati su migranti minori dispersi disaggregati per età, e presenta le misure necessarie che non solo assicurerebbero una migliore qualità dei dati, ma aiuterebbero anche a prevenire tali tragedie. E’ importante evidenziare che l’OIM ha spiegato che su scala globale le stime relative al numero di decessi sono “al ribasso”, in considerazione del fatto che molte vittime non sono state recuperate o non è stata denunciata la scomparsa. Allo stesso modo, l’importante calo registrato tra il 2017 e il 2018 (da 6.280 a 4.734) è legato soprattutto a una diminuzione delle partenze verso l’Europa nella rotta del Mediterraneo centrale. Il numero di partenze registrate verso l’Italia è passato da 144,000 a 46,000.
Negli stessi giorni è stato pubblicato anche il report relativo all’attività svolta negli ultimi due mesi da Alarm Phone, il telefono di WatchTheMed, nel quale si raccontano le 54 segnalazioni di soccorso ricevute da parte di 2mila migranti che stavano attraversando il Mediterraneo (qui il dettaglio di tutte le segnalazioni). Circa la metà di loro non ha raggiunto l’Europa: una parte è stata ricondotta nei luoghi di partenza, mentre un’altra parte è da considerare dispersa. Centinaia di persone delle quali non sapremo più nulla.
Nel Mar Egeo, sono state 25 le situazioni di pericolo di cui Alarm Phone è stata avvertita, che hanno riguardato oltre 750 persone. 15 di quelle imbarcazioni hanno raggiunto la Grecia, mentre 10 sono tornate in Turchia. Attraverso la rotta del Mar Egeo, sono state finora 13.850 le persone sbarcate in Grecia quest’anno.
15 le barche che hanno fatto richiesta di aiuto nel Mediterraneo occidentale, coinvolgendo circa 300 persone. 12 barche sono state intercettate e riportate in Marocco dalla Marina di quel paese. Solo 3 barche hanno raggiunto la Spagna. In uno di questi casi è stato registrato il decesso di una persona. Attraverso la rotta del Mediterraneo occidentale, sono state circa 11mila le persone che in questi primi mesi del 2019 hanno raggiunto al Spagna.
Infine, nel Mediterraneo centrale sono state 14 le imbarcazioni che hanno fatto richiesta di aiuto, 900 i migranti coinvolti. Di quelle 14, il destino di 3 barche rimane sconosciuto, mentre i migranti di 3 barche sono state intercettati e riportati in Libia e quelli di 8 barche sono stati soccorsi, in parte da Malta e in parte dall’Italia. Anche nel Mediterraneo centrale sono stati documentati diversi decessi. Attraverso questa rotta, sono state circa 4.200 le persone sbarcate in Europa nel 2019, sia a Malta che in Italia.
Dati importanti e da non sottovalutare, soprattutto alla luce delle recenti polemiche relative ai cosiddetti “porti chiusi” e ai dati, sbandierati vittoriosamente dall’attuale governo, circa la “riduzione” degli sbarchi e della tanto temuta “invasione”.