Un uomo di 53 anni e i suoi due figli, di 30 e 24 anni, sono stati arrestati perché ritenuti responsabili in concorso del tentato omicidio, aggravato dalla circostanza della “finalità di discriminazione ed odio razziale”, di un 22enne originario del Burkina Faso, residente a Modena. Questa mattina, la Polizia di Stato di Modena ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 17 ottobre 2020 dal G.I.P. del Tribunale di Modena.
L’episodio di violenza razzista è avvenuto il 15 luglio nella zona sud di Modena, in via Tignale del Garda, e si sarebbe trattato, secondo quanto emerge dalle indagini, di una vera e propria spedizione punitiva.
Il ragazzo sarebbe stato preso di mira, secondo gli investigatori, perché “reo” di avere contatti con alcuni cittadini marocchini con cui gli aggressori avevano un conto in sospeso. L’11 luglio un cittadino marocchino aveva denunciato per rapina uno dei tre indagati, il quale pochi giorni dopo aveva sporto a sua volta querela per una rapina subita dal fratello del denunciante. Una volta formalizzata la denuncia, i tre uomini italiani avevano organizzato una spedizione punitiva nei confronti dei fratelli marocchini, ma insieme a loro avevano trovato il 22enne del Burkina Faso. In compagnia stavano ascoltando musica in un garage. A scaturire la furia dei tre indagati sarebbe stato, a loro dire, uno sguardo di troppo. Per questi assurdi motivi, il ragazzo burkinabè, dopo un iniziale alterco, nato per futili motivi, è stato preso a bastonate in testa, mentre un altro lo ha colpito con il machete al volto e lo ha accoltellato a un braccio. Il giovane, che pure invano ha tentato di difendersi dalla furia razzista, dopo un’operazione, non ha recuperato la sua piena funzionalità dell’arto.
Durante il violento pestaggio, gli aggressori gridavano offese razziste e frasi come: «Tornatene al tuo Paese, qui comandiamo noi». I tre, prima di darsi alla fuga a bordo di una utilitaria, avrebbero anche cercato di investirlo, senza riuscirvi in quanto la vittima avrebbe trovato riparo, gettandosi tra le siepi lungo il ciglio della strada. Il giovane burkinabè, soccorso da alcuni amici, era stato quindi accompagnato dal 118 presso l’ospedale di Baggiovara, dove era stato sottoposto ad immediato intervento chirurgico, vista la gravità delle ferite riportate. Gli agenti della Polizia hanno trovato in casa il machete utilizzato per l’aggressione, definita dal comandante della Mobile “violentissima ed efferata”.
Questa vicenda, l’ennesima violenza razzista nel nostro Paese, rientra fra quei casi scappati persino alle maglie della cronaca nera. Un caso del quale non si era parlato pur trattandosi di una gravissima aggressione, a prescindere dalle sue motivazioni. La giustizia, certo, farà il suo corso, ma chissà con quali tempi e con quale grado di punibilità per un capo di imputazione così grave.