L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato un “procedimento per l’adozione di un regolamento sul rispetto della dignità umana, del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech e all’istigazione all’odio”. L’Autorità è preoccupata della possibile correlazione fra discorsi d’odio sui media e sui social network e aumento di azioni violente e di aggressioni fisiche. L’Agcom “ritiene essenziale adottare un regolamento volto a prevenire e combattere fenomeni di discriminazione, spesso alimentati da strategie di disinformazione”. La decisione dell’Autorità, informa una nota, segue altri provvedimenti sul tema adottati nei mesi scorsi, in particolare l’“atto di indirizzo sul rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione nei programmi di informazione, di approfondimento informativo e di intrattenimento” (la delibera n. 424/16/CONS). L’Agcom esprime di fatto preoccupazione per il rischio che il dibattito sui flussi migratori dia vita a discorsi stereotipati e discriminatori. L’Autorità, prosegue la nota, “ha considerato il rischio che la crescente centralità nel dibattito pubblico nazionale ed internazionale delle politiche di governo dei flussi migratori provenienti da Paesi in stato di guerra o in emergenza economico-sociale, possa generare posizioni polarizzate e divisive in merito alla figura dello straniero e alla sua rappresentazione mediatica, favorendo generalizzazioni e stereotipi che minano la coesione sociale, che offendano la dignità del migrante o, in ogni caso, di categorie di persone oggetto di discorsi d’odio e di discriminazione su base etnica o religiosa”. Da qui, e dalla centralità della tv per l’inclusione sociale, l’Autorità “ritiene essenziale adottare un regolamento volto a prevenire e combattere fenomeni di discriminazione, spesso alimentati da strategie di disinformazione, in contrasto con i principi fondamentali di tutela della persona e del rispetto della dignità umana, in particolare allorquando alimentato da notizie inesatte, tendenziose o non veritiere”.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dice ancora l’Agcom, “i crimini generati dall’odio, prevalentemente basati su razzismo e xenofobia sono quasi raddoppiati nell’arco di un triennio, dal 2013 al 2016, confermando i timori di una possibile correlazione tra la crescente diffusione dei discorsi d’odio (hate speech) sui diversi media e l’incremento di aggressioni concrete e violente (hate harm), ancorché isolate”. A tutto questo si aggiunge poi la circolazione delle informazioni dalla radio-tv ai social media, che rappresentano a loro volta una fonte di informazione, di espressione e di “sedimentazione dell’opinione pubblica”. Poiché dunque, conclude l’Agcom, i mezzi di informazione devono “concorrere a fornire alla pubblica opinione un’informazione completa, obiettiva, imparziale e pluralistica, l’Autorità rileva che l’esercizio del diritto di critica e di cronaca deve essere improntato a criteri di verità, di essenzialità e attualità, a partire dalla corretta rappresentazione dei fatti e dalla diffusione di dati verificati e di comparazioni statisticamente significative”. La regolamentazione deve dunque servire affinché “nei servizi di media audiovisivi e radiofonici, pur nel pieno dispiegarsi della libertà editoriale e di espressione, sia nondimeno assicurato l’effettivo rispetto dei diritti fondamentali di dignità della persona e del principio di non discriminazione, oltre che il divieto di incitamento all’odio basato su etnia, sesso, religione e nazionalità, nonché di procedere ad uno specifico monitoraggio circa le tematiche di pluralismo politico-sociale rilevanti a tal fine”.