Una notizia “silenziosa”. Tuttavia di una certa importanza. E’ di ieri la diffusione di un comunicato stampa da parte dell’AgCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) nel quale si annuncia un “atto di indirizzo” rivolto ai professionisti della comunicazione (tanto nelle trasmissioni televisive quanto in quelle radiofoniche) per mantenere il più possibile “una rappresentazione equilibrata delle diversità anche in relazione al fenomeno migratorio”. Il lavoro coordinato dal commissario Antonio Nicita, in veste di relatore della delibera, ha come obiettivo primario la necessità di porre un argine al fenomeno ormai ampiamente diffuso dell’hate speech e di “assicurare il più rigoroso rispetto dei principi fondamentali sanciti a garanzia degli utenti, affinché sia garantito nei programmi audiovisivi e radiofonici il rispetto della dignità della persona e del principio di non discriminazione, in particolare nella trattazione dei fenomeni migratori e delle diversità etnico-religiose” (si legge in una nota dell’Authority).
Il Garante – intervistato da Aldo Fontanarosa (qui il video dell’intervista) – chiede che, nella diffusione di notizie, i programmi si uniformino a criteri di “verità, continenza ed essenzialità, correttezza del linguaggio e del comportamento”, evitando il ricorso a opinioni fondate sull’odio o sulla discriminazione che incitino alla violenza fisica o verbale offendendo la dignità umana e la sensibilità degli utenti, contribuendo a creare un clima informativo culturale e sociale motivato da pregiudizi.
AgCom pone particolare attenzione riguardo i flussi migratori che stanno interessando il nostro Paese, richiamando i programmi a rivolgere particolare attenzione alle modalità di diffusione di notizie e di immagini, avendo cura di procedere ad un’oggettiva rappresentazione delle problematiche, contrastando il razzismo e la discriminazione, e in ogni caso l’affermarsi di stereotipi. L’Autorità invita quindi i fornitori di servizi media audiovisivi e radiofonici “ad adottare ogni più opportuna cautela, in particolare nel corso delle trasmissioni diffuse in diretta, nonché a valutare i possibili rischi di incorrere nel mancato rispetto dei principi richiamati, impegnando i direttori, i registi, i conduttori e i giornalisti a porre in essere ogni azione intesa ad evitare situazioni suscettibili di degenerazione”.
L’atto di indirizzo, per sua natura, non prevede sanzioni per chi non si adegui alle linee guida: “Siamo nella fase di moral suasion – precisa Nicita – non in quella della definizione di un impianto sanzionatorio. Il nostro fine è promuovere un approccio costruttivo al confronto, anche presso i giornalisti, e cercare di fare in modo che giornalisti e ospiti siano consapevoli del fatto che certi argomenti che vanno trattati con delicatezza, perché gli aspetti di violazione della dignità umana sono possibili e rischiosi. L’hate speech spesso può nascondersi nella banalità di una rappresentazione. Per questo è necessario cercare un maggiore equilibrio nella rappresentazione dei fenomeni”. E poi aggiunge: “La tutela della libertà di espressione si può e si deve accompagnare con la tutela della diversità e della dignità umana. Il principio di fondo che ci guida è proprio quello, e lo condividiamo con molte realtà in tutto il mondo, come Onu, Osce e altre istituzioni, è quello di cercare di includere. Quindi di mantenere insieme libertà di espressione, dissenso sulle scelte politiche, sempre nel rispetto della dignità umana, fuori dagli stereotipi”.