Novemila posti: è questa la richiesta che il ministero dell’Interno ha inviato alle prefetture per mezzo di una circolare. Novemila posti, per fronteggiare quella che ancora viene insistentemente definita “emergenza”, ossia il continuo arrivo di migranti in Italia. Solo in questo ultimo fine settimana sono sbarcate più di seimila persone, confermando un trend che era già stato previsto da associazioni e ong internazionali.
Il piano previsto dal Viminale ipotizza un’equa distribuzione su tutto il territorio nazionale, in base al numero di abitanti per regione: in media si calcolano un centinaio di posti per ogni provincia. L’unica regione esclusa è la Sicilia, già ampiamente interessata dalla gestione dell’accoglienza.
Secondo i dati diffusi dal Viminale, al momento sono oltre 80mila le persone ospitate, di cui 14mila minori. Il 21% si trova in Sicilia. Seguono Lazio (12%), Lombardia (9%), Puglia (8%), Campania (7%), Calabria (6%), Emilia Romagna (6%), Piemonte (6%), Toscana (4%), Veneto (4%). La distribuzione prevista dalla circolare punta da una parte a una migliore gestione dell’accoglienza, e dall’altra a una equa distribuzione dell’onere tra le regioni. Oggi il ministro dell’Interno Angelino Alfano incontrerà oggi pomeriggio il presidente dell’Anci (Associazione dei comuni) Piero Fassino e quello della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino. “Abbiamo fatto una battaglia, continuiamo a farla, e stiamo ottenendo i primi risultati, sull’equa distribuzione in Europa tra i 28 paesi membri – ha dichiarato il capo del Viminale – Se deve esserci in Europa, è chiaro che deve esserci prima tra le 20 Regioni italiane”. Ma la questione sembra davvero difficile da districare: i due sindacati più rappresentativi dei prefetti, Sinpref e Ap hanno infatti annunciato che non andranno alla riunione di oggi. “Non è un gesto di sfida o di rottura. Bensì, semplicemente, il sofferto segnale di uno sconcerto e di un malessere, ormai diffusissimi, prossimi a tramutarsi in insofferenza. La circolare che ci sollecita a individuare ulteriori 80 posti in ciascuna provincia è solo una anticipazione di quel che accadrà. La rete di ospitalità è prossima al collasso. Siamo stati lasciati soli”, denuncia il presidente del Sinpref Claudio Palomba, lamentando da una parte una forte carenza di personale: “Dieci città italiane sono senza prefetto, anche zone dove l’emergenza immigrazione è altissima come Bari e Salerno». Palomba sottolinea inoltre il rifiuto di molti comuni a sostenere l’accoglienza diffusa: “Molti comuni o sono troppo piccoli, o si rifiutano di partecipare alla gestione dell’emergenza. L’arrivo dei migranti è gestito da prefetti che s’improvvisano agenti immobiliari o albergatori per trovare loro una sistemazione”. Da alcune regioni arriva infatti un secco no all’accoglienza: il presidente della Regione Val d’Aosta Augusto Rollandin, ha fatto sapere che si trova “nell’assoluta indisponibilità di garantire posti di accoglienza oltre ai 62 già occupati”. Una posizione da tempo assunta da altre regioni, il Veneto a guida leghista in primis. Il ministero ha ipotizzato che, se dai territori non arriveranno nuove disponibilità, potrebbe ordinare ai prefetti di procedere alla requisizione di immobili o usare le caserme. “Non vogliamo arrivare all’estremo delle requisizioni di locali – dichiara Palomba – ma la situazione è critica, e oggi il sistema si regge sulla rete prefettizia, sulle associazioni e sui volontari. Da troppi enti locali manca il supporto”. E, in merito alla riunione di oggi, e al tentativo del responsabile del Viminale di distribuire su tutto il territorio nazionale la gestione dell’accoglienza, Sinpref e Ap avvisano: “Temiamo che le risposte dei vari territori siano strumentali alle elezioni regionali di fine maggio, mentre con l’avvicinarsi della bella stagione, gli sbarchi aumenteranno. Già oggi il trend è molto superiore a quello dell’anno scorso, con una previsione di 200mila arrivi nel 2015 contro i 170mila del 2014».
Per quanto riguarda l’Europa, sono ancora lontani “i primi risultati” che l’Italia starebbe ottenendo stando alle parole del ministro Alfano. Il Consiglio europeo straordinario tenutosi dopo l’ennesima terribile strage in cui hanno perso la vita circa 900 persone non ha ancora prodotto effetti concreti: e le ipotesi messe sul piatto non sono assolutamente delle migliori (per info clicca qui). Tanto che il ministro degli Esteri Palo Gentiloni ha affermato ieri, durante un colloquio telefonico con il commissario Ue per l’Immigrazione Dimitri Avramopoulos: “Un’emergenza europea non può continuare ad avere risposte solo italiane. E’ ora che Bruxelles faccia dei passi concreti”.
Per capire quali passi concreti farà l’Europa – se ne farà – si dovrà aspettare fino al 13 maggio, quando verrà presentata l’Agenda della Commissione Ue sulle migrazioni. Ad oggi, l’unica misura pratica che sembra verrà realmente messa in campo è l’aumento dei mezzi impegnati nella missione Triton: “Nuove navi entreranno nell’operazione nelle prossime settimane”, ha dichiarato il direttore di Frontex, agenzia europea il cui obiettivo non è l’accoglienza delle persone. Al contrario: il mandato di Frontex è il controllo delle frontiere e il contrasto all’immigrazione irregolare. Ancora una volta, dall’Europa arriva una non-risposta.