“Lavoro da cinque anni in un centro di accoglienza e non mi pagano da 4 mesi”, “Sono un’operatrice legale ma svolgo qualsiasi mansione, dalla distribuzione dei pasti alla pulizia dello stabile”, “Vogliamo un mansionario che definisca il ruolo degli operatori”, “Vogliamo un’accoglienza che sia rispettosa dei diritti dei migranti e dei lavoratori”. A parlare sono gli operatori dell’accoglienza, lavoratori su cui ricade, insieme ai migranti, il peso dei problemi creati dal sistema lacunoso e perennemente emergenziale – se escludiamo poche eccezioni – su cui l’Italia basa da tempo l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo. Un sistema che, a Roma come nel resto del paese, si è trasformato in un’occasione di lucro per molti che, tramite un intreccio perverso tra politica, criminalità e affari, sulla pelle delle persone hanno sviluppato un vero e proprio business, come evidenziato dalle indagini conosciute con il nome di Mafia Capitale. Indagini che, paradossalmente, stanno rendendo ancora più critica la situazione dei lavoratori: “mentre le cooperative indagate continuano a vincere appalti per aprire nuovi centri, il pagamento degli stipendi è bloccato da mesi e non sembra, a livello istituzionale, esserci la minima idea di come organizzare l’accoglienza in questa città”, scrivono i membri di A.L.A (Assemblea dei Lavoratori e delle Lavoratrici dell’Accoglienza, qui info), che da mesi si riuniscono per ragionare su come uscire dalla cattiva gestione dell’accoglienza, e su come far emergere la voce degli operatori, incredibilmente assente all’interno del dibattito mediatico e politico. Un silenzio dovuto anche alle condizioni di ricatto cui sono sottoposti i lavoratori: insieme alle persone che hanno coraggiosamente deciso di raccontare la propria esperienza, ce ne sono infatti molte altre che tacciono per paura di perdere il posto di lavoro.
Per creare “uno spazio di confronto e di denuncia rispetto a condizioni di lavoro inaccettabili [..] e a condizioni di accoglienza inadeguate, funzionali solo a garantire profitti invece di tutelare diritti e dignità”, A.L.A. lancia un’assemblea pubblica mercoledì 1 luglio alle ore 10:00 sotto l’Assessorato alle politiche sociali, in viale Manzoni 16, Roma.