Siamo in una situazione straordinaria.
Buonsenso vorrebbe che per un momento si abbandonasse la demagogia, dando priorità all’individuazione e alla proposta di possibili soluzioni ai bisogni immediati delle persone.
Se gran parte del paese sembra esserne consapevole, non manca chi continua a soffiare sul fuoco della xenofobia e del razzismo, lanciando un allarme sbagliato.
La Verità di oggi parla con riferimento ai centri di accoglienza di una “Bomba sociale destinata ad esplodere”. Individua un problema giusto: il sovraffollamento di alcuni centri di grandi dimensioni, ma sembra farlo al solo fine di allarmare ulteriormente un’opinione pubblica che in questo momento non ne ha certo alcun bisogno.
Ha buon gioco nel farlo perché ad oggi non risultano provvedimenti del Ministero dell’interno dedicati a prendere in carico la garanzia della sicurezza sanitaria delle migliaia di persone presenti nel sistema di accoglienza e di detenzione, siano essi centri SIPROIMI (gestiti dai Comuni), Centri di accoglienza straordinaria (CAS), Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) o hotspots.
Già alcuni giorni fa, la senatrice Bonino aveva sollecitato la Ministra dell’interno Lamorgese ad intervenire in tal senso. In una nota stampa, informava di aver interpellato la ministra “per chiederle se fossero state prese misure adeguate a garantire la salute dei richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza e delle persone trattenute all’interno dei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in tutta Italia. In particolare, ho chiesto al ministro se vi fossero nei Cpr – da cui non è permesso allontanarsi – presidi idonei ad affrontare la situazione con la stessa cura con cui si dovrebbe agire nell’ambito carcerario, dove ancora troppo poco si sta facendo, non escludendo l’ipotesi di non procedere a nuovi ingressi nelle prossime settimane”. La ministra avrebbe confermato “di aver predisposto e comunicato agli uffici territoriali una serie di interventi sull’intero sistema di accoglienza di sua competenza.”
Ad oggi però non risulta diffusa alcuna circolare in materia da parte del Ministero dell’interno. Solo alcune Prefetture avrebbero inviato una comunicazione agli enti gestori dei Cas che sostanzialmente suggerisce di rispettare le norme igienico-sanitarie diffuse dal ministero della salute e i decreti del Presidente del Consiglio degli ultimi giorni.
Per quanto riguarda poi il sistema Siproimi, una circolare di ieri di Anci e del Ministero dell’interno si limita a raccomandare il rispetto delle norme di prevenzione igienico-sanitarie, l’utilizzo dei mediatori culturali per informare i rifugiati ospitati e a comunicare la sospensione delle visite di monitoraggio del Servizio centrale.
Non sono disponibili dati ufficiali recenti sul numero di richiedenti asilo e di rifugiati presenti nel sistema di accoglienza e del numero di migranti detenuti nei CPR, si tratta comunque di migliaia di persone. Solo per dare una dimensione di riferimento, al 15 settembre 2019 le persone ospitate erano 100.363, di cui 75.227 nei Cas, 24.674 nei centri SIPROIMI, 412 negli hotspot.
Innanzitutto, informare
Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, diverse organizzazioni si sono attivate per tradurre immediatamente in diverse lingue le 10 norme di prevenzione igienico-sanitaria che ormai guidano la nostra vita quotidiana.
Il Grande Colibrì e Naga hanno aperto una pagina in cui sono disponibili materiali aggiornati in molte lingue: Italiano, Albanese, Arabo, Bangla, Bosniaco, Cinese, Croato, Francese, Inglese, montenegrino, portoghese, punjabi, rumeno, russo, serbo, singalese, somalo, spagnolo, tedesco, tigrino, turco, urdu e wolof. Si veda qui:
Sei video, in arabo, wolof, bambara, pasthu, francese e inglese con le raccomandazioni che il Ministero della Salute ha emanato in questi ultimi giorni per prevenire e contrastare il contagio da Coronavirus sono stati realizzati dall’associazione Camera a Sud di Lecce con il supporto di mediatori linguistici culturali che lavorano in ambito sanitario.
Le 10 raccomandazioni di base sono disponibili anche sulla piattaforma Jumamap qui:
A buon diritto ospita sul suo sito informazioni sull’accesso ai servizi in particolare dell’ufficio immigrazione della questura di Roma. Qui le informazioni in più lingue:
Gli enti gestori si organizzano
Così come è avvenuto per molti cittadini italiani, non è scontato che i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati si rendano immediatamente conto della gravità della situazione e del rischio che possono correre per la propria salute e per quella delle persone che stanno loro vicino se non rispettano le regole di prevenzione.
Arci Roma che gestisce un progetto SIPROIMI per donne, ad esempio, oltre a diffondere le informazioni sulle norme di prevenzione del ministero della salute, ha vietato le visite all’interno degli appartamenti, l’allontanamento delle “beneficiarie” e raccomandato il rinvio di ogni visita medica o esame diagnostico che non sia urgente. E’ stata disposta la distribuzione di prodotti di pulizia e di disinfettanti e prevista la disinfezione degli spazi comuni dopo l’uso. Sono state infine sospese tutte le attività collettive mentre i colloqui individuali sono limitati a quelli indispensabili.
Appelli e richieste rivolti ai Comuni, alle Prefetture e al Ministero dell’interno
La situazione che desta maggiore preoccupazione è sicuramente quella di alcuni Cas e dei CPR.
Il Coordinamento migranti di Bologna ha chiesto a Prefettura e Comune di “individuare urgenti misure per garantire la tutela delle persone richiedenti asilo attualmente ospitate nell’ex Hub Mattei. Struttura che ancora prima della emergenza coronavirus presentava notevoli criticità, tali da rendere inopportuna la sua “ristrutturazione” in grande CAS, ma è evidente che oggi essa è del tutto inadeguata a preservare sia gli ospiti che i lavoratori dal rischio di contagio.”Analoga situazione di sovraffollamento e/o di forzata vicinanza è riscontrabile, secondo il coordinamento, anche nelle strutture di Villa Aldini e del Centro Zaccarelli. Il coordinamento chiede di individuare subito strutture alloggiative alternative, di piccole dimensioni, idonee a garantire la salute degli ospiti del CAS Mattei, di Villa Aldini e del Centro Zaccarelli, nonché dei lavoratori addetti all’accoglienza ricordando che “l’emergenza coronavirus consente deroghe alla normativa in materia di appalti, con affidamento diretto a soggetti in grado di garantire a tutti la complessiva salute pubblica”.
A Roma, Baobab Experience ha chiesto al Comune di Roma di individuare locali in cui accogliere le persone senza fissa dimora, tra le quali vi sono molti richiedenti asilo e rifugiati, e di garantire la distribuzione e l’erogazione dei prodotti e dei servizi essenziali per l’igiene personale. Si veda qui:
E’ per altro proprio di oggi la notizia della denuncia di un senza fissa dimora a Milano: sarebbe stato in giro senza motivo (!). La notizia è fornita da Redattore sociale.
La situazione che dovrebbe essere affrontata con particolare rapidità è quella dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio.
Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale ha informato in una nota di aver avviato “una interlocuzione con il Ministero dell’interno sulle persone trattenute nei Cpr il cui termine di trattenimento sia prossimo alla scadenza. A seguito dell’emergenza Covid-19, infatti, diversi Paesi hanno disposto il blocco dei voli da e per l’Italia, interrompendo quindi anche quelli di rimpatrio forzato. Pertanto, il Garante nazionale ha chiesto di valutare la necessità di una cessazione anticipata del trattenimento di coloro che, essendo in una situazione di impossibile effettivo rimpatrio, vedono configurarsi la propria posizione come “illecito trattenimento” ai sensi della stessa Direttiva rimpatri del 2008.”
Legal team ha invece rivolto un appello al Ministero dell’interno in cui esprime “estrema preoccupazione (per) la condizione nei CPR, ove un numero elevato di persone vive in condizioni di promiscuità, spesso in condizioni sanitarie precarie ed in assenza di adeguati presidi sanitari interni ai centri.” Legal Team fa notare che “tra i trattenuti non sarebbe certo ipotizzabile, per i limiti strutturali propri dei Centri, l’applicazione delle misure (distanze, misure igieniche, uso di mascherine) previste dalle disposizioni e raccomandazioni nazionali di tutela sanitaria.” Anche secondo Legal team, l’adozione di restrizioni introdotte da molti paesi all’ingresso di persone provenienti dall’Italia rischia di dilatare i tempi di trattenimento all’interno dei CPR. Per questi motivi, l’appello chiede l’immediata sospensione di ogni nuovo ingresso nei CPR e la loro chiusura.
In un momento in cui anche le organizzazioni antirazziste e umanitarie sono costrette a chiudere i loro servizi al pubblico e a ridurre di molto la propria capacità di intervento sul territorio, è molto importante condividere le informazioni disponibili in ogni modo e sollecitare chi di competenza a fare la sua parte.
Il Covid-19 non conosce frontiere, lo stesso dovrebbe valere per la garanzia del diritto alla salute.