Sembrava che avremmo potuto finalmente dire addio al reato di ingresso e soggiorno illegale (meglio noto come “reato di clandestinità”). Invece, il governo italiano ha deciso di rimandarne l’abrogazione. Avrebbe dovuto essere approvata durante il consiglio dei Ministri di metà gennaio, era stata inserita all’interno del decreto legislativo sulle depenalizzazioni. In un’intervista sul quotidiano La Repubblica del 10 gennaio, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha spiegato che condivide le ragioni dei critici che sostengono che il cosiddetto “reato di clandestinità” sia inutile e persino dannoso, ma che per “questioni di opportunità politica” oggi è impossibile abolirlo. Secondo la maggior parte dei quotidiani, queste motivazioni sarebbero condivise anche dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi (ad esempio per approfondire leggi qui e qui). Il reato è contenuto nell’articolo 10 bis del Testo Unico sull’immigrazione, introdotto nel 2009 dal quarto governo Berlusconi, e di fatto si tratta di una contravvenzione (“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, lo straniero che fa ingresso ovvero si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del presente testo unico nonché di quelle di cui all’articolo 1 della legge 28 maggio 2007, n. 68, è punito con l’ammenda da 5.000 a 10.000 euro. Al reato di cui al presente comma non si applica l’articolo 162 del codice penale”).
Dinnanzi a questa battuta di arresto, dure le reazioni delle associazioni che si occupano della tutela dei diritti umani, fra le quali Amnesty International (il presidente Antonio Marchesi commenta: “Secondo quanto riportano gli organi d’informazione, il governo ha fatto marcia indietro, adducendo motivazioni di tipo ‘psicologico’ e comunicativo e facendo prevalere – come già su altre questioni di diritti umani – un calcolo politico e demagogico, stavolta persino rispetto al dato di fatto, ammesso dallo stesso governo, del carattere inutile e controproducente della norma”), l’Associazione Antigone (“Dunque – dichiara il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella – la legge sulla depenalizzazione prevede che il governo deve depenalizzare il reato introdotto nel 2009 da Maroni e Alfano. Lo ‘deve’ fare. Non vi è discrezionalità sul ‘se’ depenalizzare ma sul ‘come’ farlo. Il Governo commetterebbe un’omissione legislativa di rilevanza incostituzionale qualora non proceda in tal senso”) e il Naga (il presidente Massarotto dichiara: “Ci sembra grottesco che il dibattito politico sull’immigrazione si sviluppi su un non-tema, eludendo l’esame dell’unica misura realistica da prendere: rendere possibili gli ingressi regolari e dunque sicuri i viaggi”). Tanta è anche la disinformazione che circola sull’argomento. A riguardo, precisa, efficace e sintetica la scheda elaborata dall’Avv. Guido Savio di Asgi, che vi proponiamo al link qui di seguito.
http://www.asgi.it/allontamento-espulsione/buone-ragioni-abrogare-reato-clandestinita/