‘20 maggio senza muri‘: è questo il nome della manifestazione che avrà luogo a Milano il prossimo 20 maggio. Un’iniziativa importante, lanciata per promuovere solidarietà, accoglienza e inclusione sociale “contro la logica dei muri che fomentano la paura, l’intolleranza e le discriminazioni”, come si legge nell’appello sottoscritto da un ampio numero di personalità del mondo della cultura e della politica, associazioni e centri sociali, amministrazioni comunali.
La manifestazione si propone di richiamare l’attenzione sul “superamento della Legge Bossi Fini, sull’approvazione della Legge sulla Cittadinanza, e sulla necessità di rafforzare un sistema di accoglienza dei migranti fondato sul coinvolgimento di tutte le comunità e le istituzioni, la trasparenza, la qualità, il sostegno ai soggetti più fragili, la cultura dei diritti e della responsabilità”.
Un appello, in sé, condivisibile, che parla dell’urgenza di riaffermare “valori fondamentali per il futuro di tutti” e di contrastare culturalmente, e con politiche giuste, l’ondata di odio xenofobo che attraversa il dibattito pubblico.
Ciononostante, Lunaria ha deciso di non aderire alla manifestazione.
C’è infatti un MA che ci impedisce di essere a Milano il 20 maggio, legato alla genesi della manifestazione nata per iniziativa di alcuni membri del Partito Democratico, cioè di quel partito di maggioranza che esprime i due Ministri Andrea Orlando e Marco Minniti, firmatari dei noti decreti legge su immigrazione e sicurezza, convertiti in legge lo scorso aprile. Due decreti criticati duramente da una grandissima parte del movimento antirazzista. Tra le misure maggiormente contestate: la restrizione dei diritti dei richiedenti asilo e della loro tutela giurisdizionale, attraverso l’abolizione del secondo grado di ricorso in caso di rigetto della domanda di protezione; l’introduzione del lavoro volontario (gratuito) come strumento di “integrazione”; il rilancio e l’ampliamento del sistema dei Cie (chiamati Centri per il rimpatrio); l’estensione dei poteri dei sindaci in materia di sicurezza urbana e ordine pubblico.
Le due norme seguono il solco tracciato dalla legge Bossi-Fini e dal cosiddetto “pacchetto sicurezza” varato nel biennio 2008-2009 dall’allora Governo Berlusconi, riproponendo un approccio sicuritario alla gestione delle politiche migratorie e sull’asilo che sta già dando i primi frutti. Si vedano ad esempio l’incredibile retata messa in atto la scorsa settimana proprio alla Stazione Centrale di Milano, con tanto di elicotteri, guardie a cavallo e legittimazione del racial profiling e l’operazione analoga svolta a Roma a seguito della quale, secondo dinamiche ancora da chiarire, è morto Nian Maguette.
L’operato del Pd al Governo non va nella direzione di abbattere i muri, ma di innalzarli. Non possiamo che trovare contraddittorio promuovere a Milano una manifestazione per la solidarietà e l’accoglienza e adottare a Roma norme che restringono fortemente i diritti dei richiedenti asilo e riducono il tema della sicurezza dei cittadini a un problema di “decoro” e di ordine pubblico. Non casualmente, nell’appello che lancia la manifestazione manca qualsiasi presa di distanza dai due decreti e da quanto ne è seguito.
Ed è per questo che, pur riconoscendo l’importanza dell’iniziativa e augurandoci che sia partecipata, non riusciamo a farla nostra.
Ci riconosciamo invece nel percorso avviato da alcune realtà sociali e politiche milanesi che ha portato al lancio del documento “Nessuna persona è illegale”: con questa piattaforma scenderanno in piazza il 20 maggio. L’approccio proposto è innanzitutto questo: “il razzismo non si supera con i discorsi, ma praticando solidarietà, e per questa via creando relazioni, conoscenza, incontro” che disconoscano “la distinzione tra autoctoni e immigrati, tra regolari e irregolari, tra rifugiati e migranti economici, perché i problemi degli uni e degli altri non sono diversi e contrapposti ma collegati. I temi del lavoro, del reddito, della precarietà, dell’istruzione e formazione professionale, della casa, della salute, accomunano tutte e tutti, e non ammettono che soluzioni condivise”.
Vi sono proposte puntuali di modifica della legislazione europea e nazionale, che riprendono in gran parte quelle avanzate più volte da molte componenti del movimento antirazzista, integrandole con richieste che tengono conto delle trasformazioni avvenute in questi anni chiedendo, ad esempio, il rilascio di un permesso di soggiorno per coloro che hanno ricevuto il diniego del diritto di asilo, la revoca immediata degli accordi con paesi terzi che prevedono l’esternalizzazione del diritto di asilo e una riforma del regolamento Dublino III che cancelli l’obbligo di richiedere asilo nel primo paese di arrivo. Oltreché l’abrogazione dei due decreti (ormai convertiti in legge) su immigrazione e asilo. Al Comune di Milano è invece richiesto di inserire l’intero sistema di accoglienza cittadino nell’ambito del sistema Sprar.
L’ambizione di “Nessuna persona è illegale” è creare un movimento che vada oltre il 20 maggio, e che si allarghi a tutti i soggetti che si riconoscono nella piattaforma lanciata e nelle sue parole d’ordine. L’iniziativa della rete, come sottolineano i promotori, “è distinta e autonoma, ma non ostile rispetto all’appello ufficiale: per questo ci rivolgiamo sia a chi vi ha aderito, sia a chi parteciperà senza aderire, sia a chi sceglierà di non partecipare. Non è su una sola giornata che si costruiscono alleanze e progetti di ampio respiro”. Proprio per questo, la rete dà intanto appuntamento a venerdì prossimo, quando a una settimana dalla vergognosa retata alla stazione centrale di Milano, promuoverà una giornata animata da dibattiti, musica e sport.
Qui la piattaforma lanciata su Facebook dalla rete “Nessuna persona è illegale”.
Per aderire: nessunapersonaeillegale@gmail.com