Ecco, qui di seguito, l’appello che il Naga ha inviato al Comune di Milano per avere delle risposte sull’accoglienza di migranti e senza fissa dimora in città.
UN APPELLO AL SINDACO GIUSEPPE SALA E ALL’ASSESSORE GABRIELE RABAIOTTI
Quale piano per Milano?
Niente più come prima, per favore.
Ci rivolgiamo a voi perché abbiamo sempre più bisogno di risposte concrete.
Il Covid-19 si è abbattuto sulla nostra città costringendola a chiudere tutto, anche se alcune strutture pubbliche e altre che fanno capo al terzo settore, tra cui noi del Naga, hanno fatto il possibile per mantenere attivi alcuni servizi essenziali di pubblica utilità. Sicuramente, quindi, sia il pubblico che il privato hanno fatto ognuno la sua parte con coraggio e spirito di servizio.
Non possiamo però non osservare come, con questa pandemia, problemi presenti da anni sul territorio metropolitano si siano aggravati. Nella nostra attività quotidiana ci imbattiamo sempre più frequentemente in un numero piuttosto alto di persone uscite dai dormitori del piano freddo (servizio che per il lockdown è stato prorogato fino al 31 maggio) che ci chiedono dove trovare un rifugio, almeno per la notte. Non possiamo non constatare come la città si stia sempre più popolando di persone senza un alloggio.
E, purtroppo, le chiusure concomitanti del Centro Aiuto della Stazione Centrale e degli sportelli in via Scaldasole rendono estremamente arduo poter dare loro una risposta.
Desideriamo condividere con voi e con la città le nostre preoccupazioni e vi rivolgiamo un appello pubblico per conoscere il vostro piano per la città di Milano, a “freddo” finito, in particolar modo in questo momento di emergenza sanitaria che non si è certo conclusa.
Le domande sono tante.
Cosa è stato pensato per le sorti di quelle persone che sono state accolte nei dormitori durante l’emergenza freddo, che sono state trasferite in altre strutture messe a disposizione dal Comune durante l’emergenza Covid-19, e che sono state obbligate a lasciare le strutture il 31 maggio?
È disponibile il numero delle persone che sono state dimesse e che sono quindi ora per strada?
Cosa intende fare l’assessorato preposto per risolvere questo problema?
Si sta pensando a qualche soluzione definitiva o almeno di lungo periodo?
Che fine faranno tutti quei luoghi che durante l’emergenza Covid-19 erano deputati a spazi per la quarantena (ad esempio i tendoni della Protezione Civile montati nello spazio verde di via Ortles e mai usati)?
E poi ancora: quali sono le strategie di inclusione previste dal Comune per i senza tetto, comprese ad esempio le persone sgomberate da Lampugnano?
Per quanto tempo saranno a disposizione per le quarantene le opzioni come l’Hotel Michelangelo, Via Carbonia ecc…? Esiste un programma per queste strutture o si andrà avanti finché ci saranno casi positivi che ne hanno necessità?
La “rinascita” di una città messa in ginocchio dalla pandemia, a nostro avviso, non può consistere semplicemente nel ripristino della situazione pre pandemia. Occorre piuttosto una visione nuova, una strategia di lungo periodo che preveda la soluzione di questo genere di problemi una volta per tutte.
Una città inclusiva, avanzata, moderna e multirazziale, come noi tutti vogliamo sia Milano, non può più “tollerare” che, i più deboli, gli emarginati, i poveri, i disoccupati, i lavoratori a basso reddito, i numerosi impossibilitati a pagare affitti “milanesi”, cittadini italiani e stranieri che siano, non possano trovare una soluzione dignitosa.
Finché l’ultima di queste persone non riceverà una risposta accettabile alle sue esigenze avremo perso tutti: voi come Istituzione e noi che ci impegniamo da anni su questo fronte.
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