Sono più istruite degli uomini (il 25,6% delle donne tra i 25 e i 30 possiede una laurea, contro il 16,4% degli uomini), ma faticano ad entrare nel mercato del lavoro (il tasso di attività delle donne italiane è del 50%, 15 punti sotto la media europea del 65%), dove sono spesso destinate alla precarietà, e se osano fare un figlio rischiano di perdere il lavoro.
Si fanno carico del lavoro di cura molto più degli uomini (in media il 20,1% di una giorno feriale, contro il 6,4% degli uomini), e sono sempre meno supportate dallo Stato, i cui tagli alla spesa sociale colpiscono innanzitutto loro.
Poco presenti ai vertici delle amministrazioni pubbliche (il 14% dei presidenti di consiglio comunale è donna, contro il 20,4% degli uomini) e delle imprese (13,9% dirigenti donne, 86,1% uomini), incontrano maggiori difficoltà nel fare carriera.
Sono le donne che, pur essendo state ignorate dai programmi elettorali, saranno presenti nel prossimo Parlamento come mai prima.
In occasione dell’8 marzo Sbilanciamoci! presenta un dossier che fotografa le condizioni di vita delle donne nel contesto della crisi, facendo un viaggio attraverso le statistiche più o meno note sulle relazioni di genere nella società, nel mondo del lavoro e in quello del welfare, cercando, dove i numeri lo consentono, di non dimenticare le donne immigrate.
Ne esce la fotografia di un paese in cui il diritto alle pari opportunità è ben lontano dall’essere garantito.
Sbilanciamoci! suggerisce alcune delle scelte che si potrebbero fare per migliorare da subito la vita quotidiana delle donne: un piano per l’occupazione femminile, estendere le politiche di conciliazione, razionalizzare, riorientare e rifinanziare le politiche sociali, estendere i servizi per l’infanzia e renderli meno costosi, ampliare la rete dei consultori, rafforzare la lotta alle discriminazioni di genere e la rete dei centri antiviolenza.