Mentre la Commissione Ue fa sapere che il compito del neo Commissario europeo con delega all’immigrazione sarà quello di “aiutare l’Europa a far fronte alle carenze di competenze e attrarre i talenti di cui ha bisogno“, le associazioni lanciano l’allarme sul “bilancio pesantissimo” delle ultime stragi di migranti avvenute nel Mar Mediterraneo. Il numero delle persone che hanno perso la vita nell’ultima settimana è terrificante: “Con il naufragio di questa notte a largo della Libia sarebbero 700 le persone morte in mare in questi ultimi giorni”, afferma l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Duecento persone hanno infatti perso la vita nel naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano, avvenuto ieri notte al largo delle coste libiche. Trentasei i sopravvissuti, più di venti i dispersi.
Una strage che si somma a quella che ha avuto luogo la scorsa settimana al largo di Malta: secondo le stime dell’Oim, i dispersi sarebbero 500. In base alle testimonianze di due superstiti – due giovani palestinesi fuggiti dai bombardamenti israeliani su Gaza – a causare l’incidente sarebbero stati gli stessi scafisti: al rifiuto dei migranti di spostarsi su un’altra imbarcazione, più piccola e precaria, gli scafisti, che viaggiavano su un altro natante, avrebbero speronato la barca dei migranti, facendola affondare. I due ragazzi palestinesi, che viaggiavano insieme a cittadini siriani, palestinesi, egiziani e sudanesi, sono stati tratti in salvo dal peschereccio panamense “Pegasus” e portati a Pozzallo, in Sicilia, insieme ad altre 386 persone che viaggiavano a bordo di un’altra imbarcazione, intercettata nella stessa area.
“Questi tragici eventi dimostrano come da una parte sia necessario che le operazioni di soccorso in alto mare continuino a essere svolte in acque internazionali, così come fa Mare Nostrum, e dall’altra quale sia il grado di aberrazione raggiunto dai trafficanti”: così l’Oim che, appellandosi alla comunità internazionale affinché “si adoperi in modo efficace per fermare questi criminali”, ha sottolineato: “L’unico modo per rendere impotenti queste organizzazioni è cominciare ad aprire canali legali di entrata in Europa per tutte quelle persone, uomini, donne, bambini, che fuggono dai loro paesi in cerca di protezione”.
Anche l’Unhcr ha evidenziato la necessità di affiancare alle “operazioni di salvataggio” misure che possano garantire “una via sicura per la protezione a queste persone. La maggior parte di essi – ha ricordato la portavoce Carlotta Sami – sono rifugiati, e quindi occorre che riescano ad arrivare in Europa senza mettere a rischio la propria vita”. “Chiediamo di aumentare le posizioni per i programmi di reinsediamento, di aprire i programmi di ammissione umanitaria e di incentivare i programmi per studenti e per bambini in età scolare, oltre a prevedere visti di carattere umanitario anche per ragioni di impiego”, ha sottolineato Sami, chiamando in causa direttamente l’Unione Europea: “E’ fondamentale che ci sia un cappello europeo alle operazioni di salvataggio, e vogliamo essere fiduciosi che il governo italiano voglia continuare: sarebbe impensabile che Mare nostrum o qualsiasi operazione di salvataggio, venisse diminuita nell’intensità, in questo momento così grave. L’Europa deve fare uno sforzo collettivo”.
“Ad oggi – ha proseguito la portavoce Unhcr – secondo questo triste conteggio che teniamo ogni giorno, abbiamo largamente superato le 2500 vittime, di cui almeno 2200 solo da giugno. A queste si aggiungono le vittime dei conflitti. C’è in atto un’emergenza umanitaria senza precedenti – ha sottolineato la portavoce Unhcr – nel 2013 abbiamo registrato 51 milioni di persone in fuga nel mondo, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale. Nel 2014 supereremo di sicuro questo numero, abbiamo nove milioni di persone in fuga all’interno e verso l’esterno della Siria, in Ucraina e in Iraq. E’ una situazione estremamente grave”.
Di fronte a quello che è un vero e proprio “bollettino di guerra”, il silenzio dell’Unione Europea è incomprensibile e inaccettabile.