Stiamo aspettando la pubblicazione del decreto Rilancio e del suo art.103 che fissa i tempi, i criteri e le procedure del nuovo provvedimento di emersione del lavoro nei settori dell’agricoltura, del lavoro domestico e familiare (ne abbiamo già parlato qui).
Se sarà confermato il testo diffuso nel pomeriggio del 13 marzo, ci troveremo purtroppo di fronte a un altro provvedimento ingiusto.
1. È pensato per le braccia non per le persone.
2. È pensato guardando più agli interessi economici dei datori di lavoro che ai diritti dei lavoratori.
3. Riguarda solo alcuni settori economici (agricoltura, allevamento, assistenza familiare e domestica) e condanna dunque all’invisibilità migliaia di persone che sono sfruttate in altri comparti del mercato del lavoro.
4. È un testo confuso che si presta ad aprire moltissimi contenziosi.
Ne riparleremo quando avremo il testo pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
In questo momento è invece utile soffermarsi su due aspetti. Come capita sempre in occasione di provvedimenti come questi, pullulano infatti le voci di chi si oppone.
- Ci troviamo in una situazione straordinaria caratterizzata da un’emergenza sanitaria. La salute è un diritto universale che deve essere garantito a tutte le persone perché è giusto e perché è il solo modo per limitare la diffusione del contagio. Qualche giornale, anche autorevole, si è soffermato a disquisire sul perché “gli immigrati sarebbero stati meno colpiti” dal Covid-19 rievocando in modo incomprensibile argomentazioni che ci riportano al razzismo più deteriore. In realtà, come l’Istituto Superiore di Sanità ha fatto sapere, il virus non discrimina: il 5,1% delle persone contagiate al 22 aprile, di cui si conosceva la nazionalità, è risultato straniero. D’altra parte, come, afferma AMSI (Associazione dei Medici di origine Straniera), molti cittadini stranieri senza documenti hanno paura di curarsi: non hanno il medico di famiglia e hanno paura di recarsi in ospedale (cosa per altro sconsigliata dalle norme sulla sicurezza sanitaria). Chi si ammala e non si fa curare mette in pericolo la propria salute e quella della collettività.
- Il secondo dettaglio su cui conviene soffermarsi è quello relativo al sostanziale blocco degli ingressi di cittadini non comunitari per motivi di lavoro effettuato negli ultimi dieci anni. Costituisce infatti una delle cause principali della presenza nel nostro Paese di molti immigrati senza documenti. Cosa significa esattamente? Che i diversi Governi che si sono succeduti dal 2009 in poi hanno fermato gli ingressi dei lavoratori stranieri (tranne che per poche migliaia di autorizzazioni degli stagionali), contribuendo ad alimentare in questo modo gli ingressi per altri motivi di molte persone straniere che allo scadere del permesso di breve periodo (ad es. per turismo o per motivi medici) sono rimaste in Italia. Ciò emerge molto bene dal crollo dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro negli anni 2009-2018.
L’ISTAT permette di ricostruire quanti nuovi permessi di soggiorno sono stati rilasciati a cittadini stranieri non comunitari e per quale motivo. Purtroppo, i dati più recenti si fermano al 2018.
Nel 2009 sono stati rilasciati 250.883 nuovi permessi di soggiorno per motivi di lavoro, nel 2010 sono aumentati a 358mila per gli effetti della regolarizzazione ex. L. 108/2009, fino al 2011 sono stati superiori alle 100mila unità e poi hanno iniziato a scendere progressivamente: nel 2018 sono stati solo 14.605. In dieci anni, in totale, i nuovi permessi rilasciati per motivi di lavoro sono stati 1.008.175, superando di poco il milione di unità. Questa è la conseguenza della sostanziale chiusura degli ingressi ai migranti economici, solo in parte compensati dai provvedimenti di regolarizzazione dei migranti già presenti sul territorio adottati nel 2009 e nel 2012, la cui ricaduta si apprezza soprattutto negli anni 2010 e 2012.Nel decennio, l’ingresso e il soggiorno per motivi di famiglia sono stati la principale modalità di entrare e soggiornare in Italia in modo “legale”. Nei dieci anni i nuovi permessi rilasciati con questa motivazione sono stati 1.200.175. Soprattutto a partire dal 2014 sono cresciuti i nuovi permessi rilasciati per asilo, richiesta di asilo e motivi umanitari. In totale tra il 2009 e il 2018 sono stati rilasciati 461.325 nuovi permessi con queste motivazioni.Ancora più contenuto è il numero dei nuovi permessi rilasciati per studio, 236.596 in dieci anni con una media annuale che negli ultimi cinque anni si è attestata sulle 21mila unità.
Residuale, infine, è il numero dei nuovi permessi rilasciati per residenza elettiva, religione, salute, 185.603 in dieci anni, con una media annuale che negli ultimi cinque anni si è attestata sulle 17mila e ottocento unità.
Questo per dire due cose.
Rilasciare un permesso di soggiorno a tutte le persone straniere presenti nel nostro paese sarebbe stata la cosa giusta da fare. Il che purtroppo e ancora una volta non accadrà.
Ma anche guardando alle sole “braccia”, come purtroppo ha fatto chi in questi giorni ha scritto l’art.110 bis del decreto Rilancia Italia, dobbiamo ricordare che se molte “braccia invisibili” hanno lavorato sino ad oggi, lo dobbiamo in buona parte all’ottusità dei nostri governi che in dieci anni hanno letteralmente impedito ai cittadini di paesi non comunitari di venire in Italia “legalmente” per lavorare o per cercare un lavoro. Siccome la domanda di lavoro straniero c’è comunque, anche in momenti di crisi, migliaia di persone sono venute lo stesso fingendo di volerlo fare per altri motivi e poi vi sono rimaste, lavorando al nero.
Un diverso governo delle politiche migratorie (mirare alla libera circolazione delle persone in tempi come questi è un vero e proprio miraggio) e l’introduzione di un meccanismo di regolarizzazione permanente potrebbero contribuire ad evitare che in futuro tutto ciò si ripeta di nuovo provocando sofferenze inutili a migliaia di persone.