La Grande Camera della Corte Europea per i diritti dell’uomo assolve l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. Il caso era stato sollevato nel novembre 2006 da una cittadina italiana di origini finlandesi, Sonia Lautsi, che presentò un ricorso a Strasburgo contro la presenza del crocifisso nell’aula scolastica della scuola pubblica frequentata dai figli, sostenendo che questa è incompatibile con la libertà di pensiero e il diritto ad un’educazione e ad un insegnamento conformi alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori. Il ricorso era giunto a Strasburgo dopo che il Consiglio di Stato aveva dato ragione allo stato italiano. Nel 2009 con una prima sentenza, la Corte aveva dato ragione alla ricorrente ma contro questa decisione il Governo italiano rinviò il caso alla Grande Camera della Corte che si è pronunciata oggi con sentenza definitiva. Le motivazioni con le quali la Corte è giunta alla sua conclusione sono le seguenti. Secondo la Corte, “se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni.” Ricordando che gli organi giurisdizionali italiani si sono espressi in merito in modo diverso, la Corte considera che “non è suo compito prendere posizione in un dibattito tra giurisdizioni interne”. Pur constatando che l’obbligatorietà della esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche attribuisce una visibilità preponderante alla religione cristiana, secondo la Corte “ciò non basta a integrare un’opera d’indottrinamento da parte dello Stato convenuto”. Particolarmente discutibile, infine, la considerazione secondo la quale “un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose”. Il comunicato della Corte Europea che informa sulla sentenza è disponibile sul sito della corte: