Le navi Grecale e Foscari entreranno in porto ad Augusta domani 22 maggio per sbarco migranti. E’ con un tweet che la Marina Militare annuncia l’arrivo previsto per domani nel porto di Augusta, in provincia di Siracusa, delle 488 persone – tra cui 133 bambini – tratti in salvo ieri nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. Un intervento che è durato diversi giorni a causa delle pessime condizioni climatiche: lunedì infatti l’elicottero di bordo della fregata Grecale localizzava a sud di Capo Passero due imbarcazioni di legno, una delle quali, in avaria, veniva trainata dall’altra. “La mancanza di dotazioni di sicurezza e le proibitive condizioni del mare hanno portato all’intervento della Marina Militare con la distribuzione dei salvagenti e all’inizio del trasbordo dei migranti a bordo della fregata Grecale e del pattugliatore Foscari intervenuto in assistenza”, spiega una nota della Marina, che prosegue specificando che “visto il peggiorare delle condizioni del mare, già proibitive, per la sicurezza del personale e dei migranti durante la notte si è deciso di fermare le operazioni di trasbordo nell’attesa di un miglioramento meteo. Le navi della Marina Militare sono rimaste in prossimità dei natanti”.
Secondo Save the Children, presente al porto di Agusta, le persone arrivate sono per la maggioranza siriane, e quasi tutti i minori sarebbero accompagnati dalle famiglie.
E, mentre i 133 bambini aspettano, insieme a 64 donne e a circa 300 uomini di sbarcare ad Augusta, altri 462 migranti, in gran parte subsahariani provenienti dalla Libia, sono stati soccorsi questa notte nel Canale di Sicilia dalla nave San Giorgio.
Solo pochi giorni fa, il ministro dell’Interno Angelino Alfano interveniva a Omnibus, trasmissione di La7: “Se l’Europa non ci aiuta a gestire l’emergenza immigrazione defalchiamo i costi dell’operazione Mare Nostrum dai contributi che versiamo all’UE”, minacciava Alfano, secondo cui “l’Europa deve fare il proprio dovere, deve aiutarci a presidiare quella frontiera, e la comunità internazionale deve andare in Africa a montare i campi profughi, perché è lì che si frenano le partenze”. Parole che non sembrano proposte bensì slogan propagandistici: cosa si intende con “presidiare quella frontiera”? Più controlli dei confini, una maggiore militarizzazione? O che altro? Per quanto riguarda la “costruzione di campi profughi in Africa”: esistono già, creati da diverse ong, come ad esempio l’enorme campo presente in Kenya, gestito dall’Unhcr, dove risiedono 400.000 mila persone in condizioni indegne.
I campi profughi di cui parla Alfano rischiano di diventare degli enormi spazi contenitivi per persone che fuggono da condizioni in cui noi per primi non vorremmo vivere. Proprio per questo, le persone continueranno a cercare luoghi dove vivere in modo migliore. L’unica condizione che consentirebbe di “frenare le partenze”, come si augura il ministro Alfano, è un mutamento della situazione interna dei paesi di provenienza non certo prevedibile a breve. Nel frattempo, la cosa più urgente che le istituzioni sono tenute a fare è accogliere le persone, offrire protezione e fare in modo che il sistema di accoglienza nei diversi paesi europei sia più uniforme.