Il fenomeno dei messaggi razzisti si sta diffondendo a macchia d’olio anche su Twitter. I casi più recenti provengono d’oltremanica, ma abbiamo anche “validi” esempi nostrani (vedi i numerosi insulti razzisti da parte dei tifosi laziali comparsi a febbraio sul profilo Twitter del calciatore Dijbril Cissé). Nel Regno Unito, due giovani universitari, Liam Stacey e Joshua Cryer, hanno pubblicato sui propri profili “cinguettii” apertamente razzisti. Il primo lo ha fatto in occasione del malore che ha colpito il giocatore del Bolton, Fabrice Muamba di origine congolese; il secondo contro l’ex giocatore del Liverpool, Stan Collymore. Ma c’è anche il caso del calciatore del Newcastle, James Perch, che a causa delle sue frasi razziste diffuse sul suo profilo Twitter, ha costretto numerosi atleti della Premier League a cancellare il proprio account. Questi reati, tuttavia, a differenza di quanto accade in Italia (e nonostante il fatto che il Regno Unito non abbia ancora ratificato il Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, documento sottoscritto in Italia, solo nel novembre 2011) sono stati puniti dal governo britannico: 56 giorni di carcere a Liam Stacey, 240 ore di lavori socialmente utili e le spese processuali (150 sterline) a Joshua Cryer, un’indagine in corso per James Perch.
Proprio in questi giorni, Lunaria insieme allo staff di Cronache di ordinario razzismo ha ripreso il monitoraggio delle manifestazioni xenofobe in rete e degli usi impropri delle piattaforme di comunicazione online (principalmente Facebook e Twitter). In pochi giorni sono già state censite una settantina di pagine Facebook da segnalare alla Polizia Postale e all’Unar. Anche la stessa rete dà qualche segnale di attivismo: di recente è stato creato un sito dedicato alla denuncia e al monitoraggio online degli episodi di razzismo in tutta l’Europa: si tratta di RED (Rights Equality and Diversity, www.red-network.eu). Il sito è facilmente consultabile grazie a una mappa del continente, sulla quale vengono pubblicati gli ultimi aggiornamenti, divisi per Stato, e ad un atlante del razzismo e della discriminazione.
Non resta che constatare l’inefficacia delle sanzioni attualmente applicabili nei casi di razzismo nel cyberspazio. Un razzismo talmente diffuso che oltrepassa ampiamente la soglia del mero “virtuale”.
Una sollecitazione per i nostri lettori: segnalateci eventuali pagine, profili o immagini, che incitino esplicitamente all’odio xenofobo e razzista.